Negli ultimi anni l’uso degli integratori di vitamina D è cresciuto in modo esponenziale, alimentato dalla convinzione diffusa che questa sostanza sia una sorta di “elisir” per la salute, soprattutto per ossa, sistema immunitario e prevenzione di malattie croniche. Tuttavia, nuovi studi e pareri di esperti stanno ridimensionando fortemente questa percezione, lanciando un chiaro avvertimento: assumere vitamina D senza necessità medica può essere non solo inutile, ma anche dannoso per l’organismo.
Un boom senza controllo
L’interesse per la vitamina D è aumentato soprattutto durante la pandemia di Covid-19, quando alcuni articoli scientifici ipotizzavano un possibile legame tra livelli adeguati di questa vitamina e una maggiore resistenza alle infezioni. Questo ha portato milioni di persone, spesso senza prescrizione medica o indicazioni specifiche, a ricorrere agli integratori in modo autonomo e continuativo. Il risultato? Un’esposizione potenzialmente rischiosa a dosaggi eccessivi.
Cosa dice la scienza
Contrariamente a quanto si crede, la maggior parte delle persone non ha bisogno di integratori di vitamina D, se conduce uno stile di vita sano, con un’esposizione regolare alla luce solare e una dieta varia. I livelli davvero insufficienti di vitamina D riguardano solo specifici gruppi a rischio, come gli anziani, chi vive in luoghi poco soleggiati, persone con malassorbimento o gravi patologie croniche.
Secondo le più recenti linee guida internazionali, l’uso degli integratori va riservato a chi ha una carenza documentata da esami del sangue, e deve essere sempre monitorato da un medico. L’eccesso di vitamina D può infatti provocare ipercalcemia, una condizione in cui il calcio nel sangue raggiunge livelli pericolosi, con conseguenze potenzialmente gravi come calcoli renali, problemi cardiovascolari, nausea persistente, confusione mentale e disturbi renali.
Più danni che vantaggi
Uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association ha dimostrato che l’assunzione prolungata di alte dosi di vitamina D non solo non riduce il rischio di fratture ossee o malattie croniche nei soggetti sani, ma aumenta il rischio di cadute negli anziani e può interferire negativamente con altri nutrienti, come il magnesio o la vitamina K.
Inoltre, una revisione di numerosi trial clinici ha concluso che l’efficacia preventiva degli integratori è spesso sovrastimata, mentre i potenziali effetti avversi sono sottovalutati sia dal pubblico che da alcuni operatori sanitari.
Serve davvero?
Prima di iniziare un’integrazione, è fondamentale eseguire analisi del sangue per valutare i reali livelli di vitamina D e consultare un medico o un nutrizionista qualificato. Ogni organismo è diverso, e assumere nutrienti in eccesso “per sicurezza” può trasformarsi in un boomerang per la salute.
Conclusioni
Gli integratori non sono una scorciatoia per stare bene. La vitamina D è essenziale, ma va assunta solo se c’è una reale carenza. Esporsi al sole con moderazione, seguire una dieta equilibrata e fare movimento restano i pilastri fondamentali per mantenersi in salute. Evitare l’autoprescrizione e affidarsi sempre a un parere esperto è la strategia migliore per non trasformare una buona intenzione in un errore pericoloso.
Leggi anche: I disinfettanti domestici non servono: ecco cosa dicono gli esperti