I farmaci nei fiumi cambiano il comportamento dei salmoni: lo studio

Un recente studio realizzato in Svezia ha sollevato forti preoccupazioni sul legame tra inquinamento farmaceutico e comportamento animale. Pubblicata sulla prestigiosa rivista Science, la ricerca è la più ampia mai condotta sul campo a esplorare gli effetti della contaminazione da farmaci sugli ecosistemi fluviali.

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Somministrato un ansiolitico a 279 giovani salmoni

Per comprendere l’impatto reale dei farmaci presenti nei corsi d’acqua, i ricercatori hanno somministrato a 279 giovani salmoni atlantici una dose controllata di clobazam, un ansiolitico e sedativo che è frequentemente rinvenuto nei fiumi europei. La somministrazione è avvenuta tramite impianti a rilascio lento, così da riprodurre un’esposizione simile a quella naturale, ma monitorabile scientificamente.

Migrazione alterata: salmoni più audaci ma più isolati

I pesci, una volta esposti al clobazam, sono stati osservati durante la loro migrazione di 28 chilometri dal fiume Dal al Mar Baltico. Qui i risultati hanno sorpreso anche gli esperti: i salmoni che avevano assunto il farmaco hanno mostrato un comportamento molto diverso rispetto a quelli non esposti.

In particolare, questi esemplari tendevano a nuotare da soli, evitando il tipico comportamento di gruppo. Inoltre, affrontavano con maggiore velocità e audacia gli ostacoli, come dighe idroelettriche o passaggi stretti, senza aspettare il resto del banco.

Un’apparente efficienza che nasconde rischi ecologici

Anche se i salmoni “sedati” hanno raggiunto il mare con una frequenza maggiore, gli studiosi mettono in guardia: non si tratta di un vantaggio. Il comportamento alterato potrebbe infatti compromettere l’equilibrio ecologico, modificando dinamiche fondamentali per la sopravvivenza della specie.

I farmaci psicoattivi minacciano il ciclo vitale del salmone

Il salmone atlantico è una specie migratoria che percorre centinaia di chilometri per raggiungere l’oceano, nutrirsi, crescere e poi tornare a deporre le uova nei fiumi. Qualsiasi interferenza con questo ciclo naturale può avere effetti devastanti, soprattutto per una specie già considerata minacciata in alcune aree europee secondo la lista IUCN.

Un problema globale: oltre 900 farmaci rilevati nelle acque

I ricercatori sottolineano che l’inquinamento da farmaci è un fenomeno globale, causato dalla produzione, consumo e smaltimento non controllati. Attualmente, nei fiumi e nei laghi del mondo sono state rilevate oltre 900 sostanze farmaceutiche differenti, tra cui analgesici, antidepressivi e ansiolitici.

La minaccia invisibile che passa inosservata

I medicinali psicoattivi, in particolare, destano allarme perché possono modificare la funzione cerebrale degli animali acquatici, alterando comportamenti chiave per la loro sopravvivenza. Nonostante alcuni miglioramenti nei sistemi di depurazione, la maggior parte dei Paesi non è ancora dotata di tecnologie efficaci per rimuovere queste sostanze prima che finiscano in natura.

Cosa si può fare? Urgono soluzioni strutturali e farmaci più “verdi”

Per contenere il problema, gli esperti auspicano regolamentazioni più stringenti, investimenti nelle infrastrutture di depurazione e soprattutto un cambiamento nella produzione farmaceutica. Si parla di “chimica verde”, ovvero lo sviluppo di medicinali biodegradabili che si degradano rapidamente senza lasciare tracce pericolose.

Un segnale d’allarme per proteggere l’ambiente acquatico

Lo studio svedese non è solo una ricerca accademica, ma un vero campanello d’allarme. Dimostra come i residui farmaceutici, invisibili a occhio nudo, abbiano effetti concreti e preoccupanti sulla fauna selvatica. Se trascurati, questi impatti potrebbero cambiare radicalmente gli ecosistemi acquatici e mettere a rischio la sopravvivenza di numerose specie.

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