Dopo aver brillato in due progetti profondamente diversi — lei nei panni di Lenù nella stagione conclusiva de L’amica geniale, lui nei panni di Berlinguer in La grande ambizione — Alba Rohrwacher ed Elio Germano si ritrovano insieme sul grande schermo per un progetto dal respiro intimo e universale.
Il film è Tre ciotole, diretto da Isabel Coixet, e tratto dal romanzo più personale e dolorosamente autentico di Michela Murgia. Non è un semplice adattamento cinematografico, ma una dichiarazione artistica e collettiva sul senso della perdita, dell’amore e della rinascita.
Dall’universo ferrantiano alla malattia raccontata con dignità
Alba Rohrwacher ha recentemente affrontato una sfida importante interpretando Elena Greco adulta nella serie cult L’amica geniale. Ha preso il posto di Margherita Mazzucco. La sua prova attoriale, sobria e misurata, ha conquistato anche gli spettatori inizialmente più diffidenti.
Questo l’ha confermata come un talento raro capace di dare profondità anche ai silenzi. Elio Germano, invece, ha trionfato con la sua interpretazione di Enrico Berlinguer, mostrando con sensibilità disarmante il lato più umano e vulnerabile di una figura storica. Un’interpretazione che gli è valsa un David di Donatello come miglior attore protagonista.
Insieme, questi due interpreti tornano per dare volto a una storia che parla sì di malattia, ma soprattutto di ciò che resta — e resiste — quando tutto sembra andare in frantumi.

Tre ciotole: il film che trasforma la fine in un nuovo inizio
Il film, in uscita nelle sale italiane l’8 ottobre 2025, segna il ritorno alla regia di Isabel Coixet. È un’autrice capace di scavare nell’animo umano con una delicatezza narrativa unica. Ambientato in una Roma contemporanea, Tre ciotole racconta la crisi silenziosa e profonda tra Marta (Rohrwacher) e Antonio (Germano). Sono stati una coppia un tempo affiatata, oggi spezzata da un litigio all’apparenza banale.
Ma dietro il silenzio e la distanza si cela molto di più. Marta si chiude in se stessa, smette di mangiare, quasi a voler scomparire dal mondo. Antonio, chef in ascesa, si rifugia tra i fornelli. Fa ciò nel tentativo disperato di non affrontare il crollo emotivo.
Quando Marta scopre che la sua inappetenza è legata a una malattia, il dolore diventa protagonista silenzioso della narrazione. In questo modo, trasforma il film da dramma relazionale a canto di resilienza.

Michela Murgia e il coraggio di scrivere dalla malattia
Il romanzo da cui è tratto il film venne pubblicato nel 2023, in un momento in cui la malattia era parte integrante dell’esistenza di Michela Murgia. Non si tratta di un libro sulla malattia, ma di un libro attraversato dalla malattia. Un’opera scritta con la carne viva dell’esperienza. Qui, ogni racconto — e in particolare quello di Marta — contiene verità e forza, dolore e bellezza.
Portare Tre ciotole al cinema non è stato un gesto neutro: è stato un atto politico, artistico, umano. Affidare questo compito ad Alba Rohrwacher ed Elio Germano significa scegliere due interpreti capaci di agire in sottrazione. Lasciano che il dolore affiori senza bisogno di enfasi o sentimentalismi. Il film, proprio come il libro, non punta al patetico, ma all’autenticità. Il dolore non è spettacolarizzato. È una presenza discreta, ineluttabile, che lascia però spazio alla luce.
Una squadra che non sbaglia: Coixet, Murgia, Rohrwacher, Germano
La regia di Isabel Coixet, raffinata e sensibile, si fonde con la profondità letteraria di Michela Murgia e la potenza recitativa dei due protagonisti. Il risultato è un film che non ha bisogno di urlare per farsi sentire. Un’opera capace di toccare le corde più profonde e condivise dell’esperienza umana: la perdita, il cambiamento, la fine dell’amore, ma anche la possibilità di rinascita. Una riflessione che riguarda tutti, che colpisce e resta, come fanno solo le storie veramente necessarie.
Conclusione: un racconto che cura
Tre ciotole è più di un film: è una carezza narrativa, una testimonianza delicata e potente sul modo in cui affrontiamo la malattia e la fine. È la prova che il cinema può ancora essere strumento di memoria, trasformazione e cura. Grazie al talento di Coixet, alla voce indimenticabile di Murgia, e alla verità vibrante di Germano e Rohrwacher, questo film si annuncia come una delle uscite più attese e significative dell’anno.