C’è un termine sempre più citato nel mondo della salute mentale, soprattutto in riferimento ai disturbi alimentari tra adolescenti e giovani adulti: Food Noise. Si tratta di una condizione psicologica in cui la mente è costantemente attraversata da pensieri sul cibo, al punto da compromettere la concentrazione, l’umore e la qualità della vita quotidiana.
Il Food Noise non è semplice golosità, né si limita alla fame fisiologica. È un rumore mentale persistente, fatto di riflessioni intrusive su cosa mangiare, su quanto si è mangiato, su cosa si dovrebbe evitare o programmare per il prossimo pasto. Questo continuo ruminare può diventare così dominante da interferire con lo studio, il lavoro e la serenità personale. In ambito psicologico, si parla infatti di ruminazione mentale, una modalità di pensiero ripetitiva e patologica, tipica anche di ansia e depressione.
Un fenomeno in crescita tra i giovani, alimentato dai social media
A rendere il fenomeno ancora più complesso è il ruolo che i social network, in particolare TikTok, stanno giocando nella sua diffusione. Secondo uno studio condotto dai ricercatori della Pennsylvania State University e presentato al Congresso europeo sull’obesità di Malaga, la conversazione attorno al Food Noise è cresciuta esponenzialmente sui social nel corso del 2023 e 2024. In particolare, l’hashtag #FoodNoise è diventato virale, raccogliendo testimonianze, consigli e — purtroppo — disinformazione.
Il problema non è solo la frequenza con cui se ne parla, ma la qualità delle informazioni condivise. Gli studiosi hanno analizzato i 100 video più visti sull’argomento, scoprendo che la maggior parte dei contenuti proveniva da utenti non esperti, spesso giovani donne bianche sopra i 30 anni, senza alcuna formazione medica o psicologica.
Farmaci e disinformazione: l’effetto Ozempic
Uno degli aspetti più preoccupanti emersi dallo studio è la frequente menzione di farmaci, in particolare degli agonisti del recettore GLP-1 come l’Ozempic, nati per il trattamento del diabete di tipo 2 ma oggi largamente promossi online per la perdita di peso.
Nel 92% dei video analizzati si faceva riferimento a questi farmaci, presentandoli come soluzioni per ridurre il Food Noise. Tuttavia, solo nel 5% dei casi era dichiarato un legame con sponsor o aziende farmaceutiche. Questo solleva il dubbio che molti creator stiano diffondendo messaggi promozionali mascherati, o che — peggio ancora — propongano l’uso di farmaci senza alcuna supervisione clinica, rivolgendosi a un pubblico molto giovane.

Le conseguenze: un ambiente insicuro per la salute mentale e fisica
L’analisi dei ricercatori ha mostrato che ogni video sul Food Noise raccoglieva in media oltre 1,1 milioni di visualizzazioni, 8.100 like e centinaia di condivisioni. Numeri che testimoniano una forte esposizione del fenomeno, ma anche una pericolosa mancanza di filtri scientifici.
Infatti, nel 71% dei casi i video erano realizzati da pazienti o persone comuni, e solo nel 20% da professionisti del settore salute. Questo crea un terreno fertile per la diffusione di messaggi errati, banalizzazioni o — nei casi peggiori — suggerimenti dannosi.
La preoccupazione principale è che i giovani, bersaglio ideale di questo tipo di contenuti, non abbiano gli strumenti per valutare la credibilità delle fonti, né per distinguere una sana attenzione al proprio corpo da un pensiero ossessivo patologico.
Prossimi passi: monitorare l’impatto e sensibilizzare
Il gruppo di ricerca ha annunciato che nei prossimi mesi si concentrerà sull’analisi dell’impatto comportamentale dei contenuti sul Food Noise. L’obiettivo sarà capire quanto e come questi video influenzino chi li guarda, e se esistono correlazioni tra l’esposizione a questi messaggi e lo sviluppo di comportamenti alimentari disfunzionali.
Nel frattempo, appare sempre più urgente educare all’uso consapevole dei social media, soprattutto quando si tratta di salute. La promozione di stili di vita sani deve passare attraverso informazioni affidabili, e l’attenzione verso fenomeni come il Food Noise dovrebbe essere trattata da specialisti in nutrizione, psicologia e psichiatria, non da influencer improvvisati.