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Cracker sotto accusa: elevate tracce chimiche e poche fibre nei marchi più noti

Cracker sotto accusa: elevate tracce chimiche e poche fibre nei marchi più noti

Pratici, croccanti e versatili, i cracker sono tra gli snack più comuni nelle dispense degli italiani. Ideali per uno spuntino veloce o per accompagnare un aperitivo, questi alimenti sembrano innocui ma nascondono alcune criticità da non sottovalutare.

Una recente indagine condotta dalla rivista svizzera K-Tipp ha analizzato 12 tipologie di cracker a base di cereali, facendo emergere dati sorprendenti sulla loro composizione nutrizionale e sicurezza alimentare.

Lo studio: parametri di valutazione

I test sono stati affidati al laboratorio Dr. Wirts + Partner di Kiel (Germania), che ha valutato i prodotti secondo i seguenti criteri:

  • Contenuto di fibre alimentari: analizzato simulando la digestione umana per distinguere le fibre assimilabili da quelle non digeribili;
  • Quantità di grassi: parametro importante considerando l’apporto giornaliero consigliato (60-80 grammi);
  • Residui di pesticidi: ricercati tramite cromatografia su oltre 600 sostanze chimiche;
  • Presenza di acrilammide: composto potenzialmente cancerogeno formatosi durante la cottura ad alte temperature;
  • Tossine da muffe: potenzialmente presenti nei cereali, ma assenti in tutti i campioni analizzati.

Cracker integrali vs cracker con farina bianca

Il confronto tra i prodotti ha evidenziato differenze nette tra quelli integrali e quelli a base di farina raffinata:

Cracker integrali:

  • Ricchi di fibre (circa 10%, comparabile all’avena);
  • Contenuto di grassi più contenuto;
  • Nessun residuo di pesticidi rilevato.

Cracker con farina bianca:

  • Scarso apporto di fibre (circa un terzo rispetto agli integrali);
  • Maggiore presenza di grassi;
  • Alcuni campioni contaminati da pesticidi o acrilammide.

I migliori e i peggiori del test

Su dodici prodotti testati, solo quattro hanno ottenuto un giudizio positivo. Al primo posto il “Bio Original Spelt” di Dar-Vida Naturaplan, riconosciuto per:

  • Alto contenuto di fibre;
  • Basso contenuto di grassi;
  • Nessuna traccia di pesticidi.

Questo risultato è rilevante considerando che un’assunzione giornaliera adeguata di fibre (almeno 30 grammi per adulto) è associata alla prevenzione di patologie come diabete, problemi digestivi e malattie cardiovascolari.

I prodotti bocciati

@K-Tipp

Tra i peggiori figurano marchi molto diffusi anche in Italia:

Ultimo posto: TUC

  • Grassi oltre i 20 g per 100 g;
  • Alta concentrazione di acrilammide (oltre la metà del limite consentito);
  • Tracce di deltametrina e piperonilbutossido, sostanze sospettate di effetti negativi su ormoni, reni e fegato.

Penultimo posto: Gran Pavesi

  • Livelli molto bassi di acrilammide (30 µg/kg);
  • Residui di pirimifosmetile, pesticida potenzialmente dannoso a lungo termine;
  • Basso contenuto di fibre.

Acrilammide e pesticidi: rischi da non sottovalutare

L’acrilammide, riconosciuta come probabile cancerogeno, è una sostanza da evitare, soprattutto nei prodotti destinati ai bambini. Fortunatamente, alcuni cracker analizzati contenevano quantità molto ridotte di questo composto:

  • “Nature Vollkorn” di Dar-Vida
  • “Nature” di Country
  • “Cracker Nature” di Snack Fun
  • “Il Cracker Salato” di Gran Pavesi

Residui di pesticidi sono stati rilevati in metà dei campioni, pur rimanendo sotto i limiti di legge:

  • Pirimifosmetile nei Gran Pavesi
  • Deltametrina e Piperonilbutossido nei Tuc
  • Trinexapac in due altri marchi

Tutte sostanze considerate altamente tossiche per l’ambiente acquatico e pericolose per la salute umana in caso di consumo prolungato.

Consigli per una scelta più sana

In base ai risultati del test, è preferibile scegliere cracker integrali e, se possibile, biologici. Controllare le etichette per il contenuto di fibre e grassi è fondamentale. Variare gli snack e limitarne la frequenza di consumo aiuta a ridurre l’esposizione a sostanze potenzialmente nocive, migliorando così la qualità dell’alimentazione quotidiana.

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