Nonostante i rallentamenti causati dal recente blackout nazionale, la Spagna è pronta ad approvare una riforma epocale del lavoro: la riduzione progressiva dell’orario settimanale da 40 a 37,5 ore, senza alcuna decurtazione salariale. Una misura destinata a migliorare la qualità della vita di oltre 12 milioni di lavoratori.
Promossa dal Ministero del Lavoro spagnolo guidato da Yolanda Díaz, la nuova legge include anche strumenti di monitoraggio più rigorosi da parte dell’Ispettorato del Lavoro e l’introduzione del diritto alla disconnessione, volto a tutelare il tempo libero e la salute mentale dei dipendenti.
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Equilibrio tra vita e lavoro: una priorità condivisa
Questa riforma non nasce dal nulla. In Spagna – come in molti Paesi industrializzati – il dibattito sull’equilibrio tra sfera lavorativa e benessere personale si è fatto sempre più centrale. Secondo un sondaggio del 2024, oltre il 68% dei cittadini spagnoli è favorevole a una riduzione dell’orario lavorativo, riconoscendone i vantaggi in termini di tempo libero, salute mentale, vita familiare e benessere generale.
La salute prima di tutto: meno stress, più qualità della vita
Numerosi studi internazionali confermano che lavorare meno ore a parità di stipendio può portare benefici tangibili alla salute psicofisica delle persone:
- Riduzione dello stress cronico e dell’ansia
- Miglioramento del sonno e della qualità della vita
- Maggiore produttività concentrata
- Più tempo per l’attività fisica, la cura dei propri cari e la prevenzione sanitaria
Una settimana lavorativa più breve può quindi trasformarsi in un investimento per la salute pubblica, contribuendo anche alla riduzione dei costi sanitari a lungo termine.

Le preoccupazioni delle imprese: un dibattito ancora aperto
Non mancano, tuttavia, critiche e resistenze. Alcune associazioni imprenditoriali spagnole sostengono che una modifica così incisiva dovrebbe nascere dalla contrattazione collettiva, e non da un’imposizione normativa. Il timore è che, senza un adeguato supporto, le piccole e medie imprese possano subire un aumento dei costi e una diminuzione della competitività.
Ma i fautori della riforma ribattono che un dipendente più sano, motivato e soddisfatto è anche più produttivo, e che il futuro del lavoro si gioca sulla qualità e sull’equilibrio, non sulla quantità di ore passate alla scrivania.
E in Italia? Una riforma ancora lontana
Nel frattempo, in Italia, una simile proposta sembra destinata a rimanere in stand-by. Un tentativo di introdurre la settimana lavorativa di quattro giorni a parità di stipendio, avanzato recentemente da M5S, AVS e PD, è stato bocciato dalla Ragioneria Generale dello Stato, che ha sollevato dubbi sull’elevato impatto economico per le casse pubbliche.
Tuttavia, il dibattito è aperto. Sempre più esperti di salute pubblica e benessere lavorativo sostengono che anche in Italia sia arrivato il momento di ripensare i modelli organizzativi in un’ottica più sostenibile, salutare e umana.
Meno ore, più salute
La riduzione dell’orario lavorativo rappresenta oggi una delle frontiere più promettenti per promuovere il benessere collettivo, la salute mentale e la produttività intelligente. La riforma spagnola dimostra che è possibile mettere la persona al centro, senza rinunciare alla crescita economica. Ora resta da capire se altri Paesi – inclusa l’Italia – avranno il coraggio di seguire l’esempio.