La produzione del secondo capitolo di Horizon: An American Saga, ambizioso progetto western diretto, scritto e interpretato da Kevin Costner, è finita nuovamente nell’occhio del ciclone. Questa volta, a scatenare la polemica è stata una denuncia presentata da Devyn LaBella, una controfigura impiegata sul set del film. Lei ha accusato la produzione — e lo stesso Costner — di gravi irregolarità durante le riprese di una scena particolarmente delicata.
Una scena controversa, fuori copione
Secondo quanto riportato nella documentazione legale depositata da LaBella, l’attrice sarebbe stata coinvolta in una scena di violenza sessuale che non era prevista dal copione originale. A confermare le sue affermazioni c’è un rapporto redatto dal coordinatore d’intimità Celeste Chaney. Questa figura è responsabile della sicurezza e del consenso degli attori nelle riprese di scene intime.
Chaney, che ha stilato un resoconto dettagliato di due pagine, ha evidenziato numerose violazioni delle procedure di sicurezza e tutela degli attori. Tra queste, l’assenza stessa di un coordinatore d’intimità al momento della scena. Inoltre, la mancanza di indumenti adeguati per proteggere la controfigura e l’assenza di un consenso informato da parte di LaBella alla direzione improvvisata da Costner.
Le accuse di Devyn LaBella e il contesto
La vicenda sarebbe iniziata quando Ella Hunt, attrice del cast principale, si è rifiutata di girare la scena ritenendola inappropriata e fuori copione. A quel punto, la produzione avrebbe chiesto a Devyn LaBella — controfigura della Hunt — di sostituirla. Tuttavia, hanno fatto questo senza però informarla in modo chiaro e preventivo della natura esplicita della sequenza.
Stando alla denuncia, la scena è stata gestita in maniera del tutto anomala: Kevin Costner avrebbe dato istruzioni dirette a un attore affinché simulasse un’aggressione sessuale. In particolare, gli ha chiesto di salire sopra la controfigura, slacciarsi i pantaloni e sollevare la sua gonna. Tutto questo sarebbe avvenuto senza alcun briefing, senza protezioni di scena e soprattutto senza che LaBella fosse pienamente consapevole della situazione in cui si stava trovando.

Il rapporto del coordinatore d’intimità: “Protocollo ignorato”
Nel suo rapporto, Chaney ha sottolineato come l’intera gestione della scena fosse contraria agli standard professionali richiesti per questo tipo di contenuti sensibili. “Devyn si è ritrovata sotto pressione, messa davanti a una scelta scomoda e vulnerabile con tutto il cast e la troupe che attendevano una sua risposta immediata”, ha scritto.
Chaney ha inoltre raccomandato che, in futuro, tutte le scene definite “iperesposte” o che coinvolgono momenti di nudità o intimità, debbano necessariamente prevedere la presenza attiva di un coordinatore d’intimità. “La presenza di questa figura non è soltanto una formalità: serve a proteggere gli attori, a guidare il regista nel rispetto delle sensibilità e a evitare gravi problemi alla produzione stessa”, si legge nel rapporto.
Le accuse formali e la risposta di Costner
Devyn LaBella ha formalizzato le sue accuse nei confronti di Kevin Costner e della casa di produzione con una causa legale. In essa si parla di molestie sessuali, discriminazione e forte stress emotivo causato dall’episodio. La denuncia rappresenta un ulteriore ostacolo per Horizon, già oggetto di polemiche e critiche a più livelli.
Kevin Costner, per ora, ha respinto ogni accusa e si è dichiarato completamente estraneo a qualsiasi condotta inappropriata. Non sono ancora arrivate dichiarazioni ufficiali dalla produzione, né è stato diffuso un commento da parte di Ella Hunt.
Una questione che riapre il dibattito a Hollywood
Questo nuovo scandalo si inserisce in un contesto più ampio. In esso, Hollywood sta cercando di rafforzare le tutele per gli attori durante la realizzazione di scene intime o sensibili, in particolare dopo il #MeToo. La vicenda mette in luce quanto sia ancora fragile l’equilibrio tra creatività artistica e sicurezza sul set. Questo è specialmente vero quando si tratta di produzioni ambiziose e complesse.