Il 2 luglio 2025 potrebbe passare alla storia come una data simbolo per il futuro della musica italiana. In un contesto fatto di tensioni e trattative in stallo, si fa sempre più concreta la possibilità che lo storico Festival di Sanremo possa cambiare nome e, con esso, identità.
Secondo fonti affidabili, la Rai ha recentemente depositato tre nuove richieste di registrazione marchio: “Festival Rai della Musica Italiana”, “Il Festival della Rai” e, il più sorprendente, “Italian Song Contest Rai”. Quest’ultimo suona come una vera rivoluzione: un titolo dall’impronta internazionale, un potenziale nuovo volto per quello che per decenni è stato il simbolo della musica italiana.
Sanremo in bilico: identità culturale e tensioni economiche
La notizia ha fatto tremare il mondo dello spettacolo. Sanremo, infatti, non è soltanto una località o un evento: è un pezzo del patrimonio culturale del nostro Paese.
Cambiarne il nome, o addirittura la sede, equivarrebbe a riscrivere un capitolo essenziale della nostra memoria collettiva. Eppure, da settimane le tensioni tra la Rai e il Comune di Sanremo sono arrivate al culmine. Il nodo è soprattutto economico: il Comune ha chiesto alla Rai un contributo raddoppiato per il rinnovo dell’accordo – un milione di euro in più, oltre a una percentuale sugli introiti pubblicitari. Un’istanza che, a quanto pare, la Rai non ha gradito.
Un Ariston sempre più stretto per il Festival
Oltre al fronte economico, c’è anche un problema logistico. Il Teatro Ariston, da sempre cuore pulsante della manifestazione, viene oggi considerato obsoleto, troppo piccolo per un evento cresciuto in termini di pubblico, visibilità e impatto commerciale. La Rai, in cerca di soluzioni più moderne e flessibili, sembra non voler restare ferma e inizia a valutare alternative concrete.
La Rai si tutela: nuovi nomi, nuovi scenari
La decisione di registrare nuovi marchi non è casuale. È un segnale chiaro: Viale Mazzini vuole tenersi pronta a qualsiasi sviluppo, anche a una possibile rottura definitiva con Sanremo. L’ente pubblico ha partecipato all’unico bando pubblico indetto dal Comune per la gestione delle edizioni 2026, 2027 e 2028, ma le trattative sono ancora in alto mare.
Nel frattempo, il Consiglio di Stato ha stabilito che l’organizzazione e il format del Festival restano esclusiva Rai, ma che ogni nuovo affidamento deve passare da un bando pubblico.
Le città candidate al dopo-Sanremo
Se la rottura con Sanremo diventasse realtà, diverse città sarebbero pronte a contendersi il ruolo di nuova casa del Festival. In lizza ci sarebbero Sorrento (sostenuta dalla Regione Campania), Rimini, Viareggio, Torino (che ha già ospitato Eurovision 2022) e persino il Gargano in Puglia. Alcuni rumor parlano addirittura di un format itinerante, con il Festival che cambierebbe sede ogni due anni. Una proposta audace, che però rischierebbe di rompere il legame affettivo con la storica sede ligure.
L’edizione 2026 ancora a Sanremo, ma poi?
Per ora, l’unica certezza è che l’edizione 2026 del Festival di Sanremo si terrà regolarmente dall’11 al 15 febbraio nella sua sede storica. A guidare la kermesse ci sarà Carlo Conti, volto amato del piccolo schermo e garanzia di professionalità. Ma tutto il resto resta sospeso. Che cosa accadrà nel 2027 e 2028? La Rai ha già in mano le carte per una trasformazione radicale.
Il nome “Italian Song Contest Rai” non è soltanto un’alternativa, ma una dichiarazione di intenti. Un Festival nuovo, più aperto al pubblico internazionale, più giovane, forse più digitale. Ma anche più lontano dalla parola “Sanremo”, che da sola vale più di qualsiasi strategia di marketing.
Il futuro è incerto, ma il cambiamento è in marcia
L’impressione è che, qualunque sia l’esito della trattativa tra Rai e Comune di Sanremo, qualcosa si sia già rotto. Il tempo stringe e le trattative restano in bilico. I documenti ufficiali parlano chiaro: la Rai non intende perdere il controllo del Festival, ma è pronta a cambiare tutto pur di difendere il proprio ruolo centrale.
Che si chiami ancora Sanremo o si trasformi in “Festival della Rai”, la musica continuerà. Ma il cuore – quel cuore che per oltre 70 anni ha battuto nella cittadina ligure – potrebbe presto cambiare palco.