Ci sono film che resistono al tempo. Opere che, pur nate anni fa, riescono a parlare al presente con voce nitida e urgente. Habemus Papam di Nanni Moretti è uno di questi. In onda questa sera su Rai 3, il film del 2011 rappresenta un momento altissimo del cinema italiano contemporaneo, capace di coniugare introspezione e riflessione sociale, spiritualità e umanità. Tredici anni dopo la sua uscita, il racconto di un Papa che si sente inadeguato a guidare il mondo è forse ancora più potente e necessario.
Michel Piccoli e la forza di dire “non ce la faccio”
Al centro della narrazione c’è il cardinale Melville, interpretato con struggente delicatezza da Michel Piccoli. Scelto come nuovo Pontefice, Melville vive un improvviso crollo psicologico e decide di fuggire, incapace di reggere il peso di un ruolo troppo grande per lui. La sua corsa solitaria per le vie di Roma non è solo la fuga da una responsabilità, ma un gesto umano e profondamente sincero. In quelle strade, in quello smarrimento, c’è la verità disarmante di chi, pur sentendosi chiamato, non si sente pronto.
Nanni Moretti, psicanalista laico dentro il Vaticano
In parallelo alla crisi del Papa, Moretti veste i panni di uno psicanalista ateo chiamato in Vaticano per risolvere l’impasse. Ma anche lui si trova di fronte a un’impotenza più grande: non si può curare con la razionalità ciò che riguarda l’anima, il peso simbolico di un potere millenario. Le sue sedute diventano involontariamente comiche, ma servono a sottolineare una verità più profonda: alcune crisi non hanno soluzione, solo ascolto e accettazione.

Una Chiesa fragile, uno specchio per tutti noi
Habemus Papam non è un attacco alla religione né una semplice satira del potere ecclesiastico. È una riflessione laica e commovente sulla fragilità umana di fronte ai ruoli imposti. La Chiesa, con le sue liturgie solenni e le sue stanze dorate, diventa il simbolo di ogni sistema che pretende certezze da chi è pieno di dubbi. Ed è proprio in questa fragilità che il film trova la sua forza. La celebre scena finale, in cui il Papa rifiuta il pontificato davanti a una folla in attesa, è uno dei momenti più coraggiosi e struggenti del nostro cinema recente.
Un Moretti maturo, lontano dal sé autobiografico
Con questo film, Nanni Moretti compie un passaggio decisivo nella sua carriera: abbandona il racconto di sé per abbracciare una narrazione più ampia e universale. Habemus Papam è forse la sua opera più matura, in cui lascia spazio alla vulnerabilità degli altri, dando forma a una riflessione collettiva sulla responsabilità, il fallimento, la pressione sociale e spirituale.
Margherita Buy e un cast d’eccezione
Ad arricchire ulteriormente il film c’è un cast di altissimo livello. Margherita Buy è travolgente nel ruolo della portavoce vaticana, e accanto a lei troviamo Jerzy Stuhr e un gruppo di cardinali che restituiscono con umanità e ironia il volto complesso del potere clericale. Tutti i personaggi contribuiscono a costruire un racconto fatto di sguardi, silenzi, esitazioni.
Un film profano e sacro insieme
C’è qualcosa di liturgico, ma anche profondamente terreno, in questa pellicola. Moretti mette in scena un vero e proprio rito, non di incoronazione, ma di rinuncia. Un gesto che spoglia l’autorità della sua infallibilità e la riconduce alla dimensione del dubbio, dell’incertezza, della coscienza.
In conclusione, Habemus Papam non è solo un film: è una meditazione sulla vulnerabilità, una poesia sulla paura di fallire. Stasera su Rai 3 va in onda un’opera necessaria, che continua a interrogarci e a commuoverci. Se non l’avete mai visto, è il momento giusto per scoprirlo. E se già lo conoscete, sarà come rivedere un vecchio amico con qualcosa di nuovo da dire.