Dopo anni di lavoro dietro le quinte del settimanale Chi, tra rubriche di gossip, copertine e ospitate televisive, Gabriele Parpiglia ha detto addio alla storica testata con un gesto netto: dimissioni via PEC, e una nuova avventura editoriale tutta sua. Il giornalista e autore televisivo ha spiegato in modo diretto e senza mezzi termini le ragioni della sua rottura con il settimanale, durante il podcast Jas Do It, e successivamente attraverso la sua newsletter.
“Un tempo era un giornale, ora è guidato da Babbo Natale”
Con un’affermazione tanto ironica quanto tagliente, Parpiglia ha descritto così l’attuale gestione di Chi: “C’è un settimanale che è diretto – con una finta direzione – da uno che è Babbo Natale. Ma Babbo Natale lo amo: porta regali ai bambini. Lui, invece, non porta notizie ai lettori.”
Il tono è sarcastico, ma il messaggio è chiaro: per Parpiglia, Chi ha smesso di essere una testata giornalistica credibile, diventando una sorta di contenitore di titoli stucchevoli e frasi fatte. “Ci deve essere un cambio redazionale – ha detto – perché titoli come ‘Riparto da me stessa’ o ‘Ci diciamo sì dopo 25 anni’ non interessano più a nessuno”.
La fatica invisibile: “Facevo tutto. Copertine, rubriche, ospiti, social”
Nel suo sfogo, Parpiglia racconta di aver ricoperto, di fatto, più ruoli contemporaneamente all’interno del settimanale. “Facevo le pagine di Chicche di Gossip, curavo le copertine, ero autore di Casa Chi, trovavo gli ospiti… e dovevo anche condividere tutto sui miei social. A un certo punto sembrava dovessi pure pagare per lavorare.”
Una mole di lavoro enorme, accompagnata da un senso crescente di frustrazione, fino alla decisione di lasciare tutto. “Quando ho scoperto cosa succedeva dietro, ho detto basta. E mi sono dimesso.”
La svolta: newsletter e libertà creativa
Parpiglia ha spiegato che già da tempo stava studiando il modello delle newsletter, un formato in ascesa negli Stati Uniti, dove molti giornalisti e scrittori hanno trovato indipendenza e successo.
“Negli USA ti assumono se hai una newsletter. Alcuni scrivono libri pubblicando un capitolo alla volta nella propria newsletter, e guadagnano milioni. In Italia invece facciamo finta di non saperlo.”
È con questa visione che nasce la sua nuova rubrica personale: “Chicchi di Chi”, pubblicata via newsletter e registrata a livello di dominio. Una risposta netta alla pagina Chicche di Gossip che lui stesso aveva reso popolare a Chi.
Il burnout: “Mi hanno spento. Ero solo un messaggino: ‘Gabriele, lunedì le chicche’”
La delusione professionale si è trasformata in un vero e proprio burnout. “Venivo umiliato. Mi scrivevano solo per avere la rubrica, tutto il resto ero invisibile. Mi sentivo usato. Quelle pagine erano mie, e lo dimostrano tutte le email che ho ancora salvate.”
Con grande lucidità, Parpiglia racconta il vuoto che si prova quando ci si sente annullati sul posto di lavoro, nonostante si produca contenuto che viene copiato, ripreso e amplificato da altri. “C’era chi fotocopiava le notizie e le metteva in copertina su altri giornali. Era il mio orgoglio, diventato lentamente la mia gabbia.”
“Mi hanno sottovalutato. Ma li ho fregati”
Il giornalista ha anche accennato – pur senza scendere nei dettagli – a dinamiche interne complesse e scorrette: “Non posso ancora raccontare tutto. Ma quando ho scoperto chi agiva nell’ombra, ho reagito. Si sono incartati con le loro strategie di carta e li ho fregati.”
Un finale dal sapore di rivalsa personale, con la promessa di tornare presto a raccontare la verità completa. Intanto, la sua rubrica Chicchi di Chi prosegue su un binario indipendente, fuori dai vecchi schemi editoriali.
Gabriele Parpiglia ha rotto il silenzio su una frattura professionale che da tempo si intuiva. Ma dietro lo scontro con Chi, c’è un tema più ampio: il cambiamento dell’informazione e la ricerca di spazi nuovi dove il giornalismo può tornare ad avere valore e autonomia. E in un mondo dove tutto scorre, come lui stesso scrive, anche la carta stampata – se non evolve – rischia di diventare carta straccia.